Fronte
Retro
Dittico "queriniano" del V secolo d.C. in avorio
Dalla collezione di Angelo Maria Querini (1680-1755)
Cm. 26,5x14,3 (valva sinistra); 25x14 (valva destra); 28,3x17,3 (con le custodie)
Le due tavolette presentano
raffigurazioni mitologiche di soggetto amoroso: probabilmente Diana e Endimione (a sinistra) e Fedra e
Ippolito (a destra). Ciascuna coppia è
inserita in una struttura architettonica, con arco retto da colonne,
che testimonia dell'originale appartenenza delle due tavolette a un
unico insieme, forse un dittico o un prezioso cofanetto destinato a
contenere doni. E' probabile che i due rilievi siano opera di artisti diversi:
l'autore della valva con Fedra e Ippolito appare maggiormente legato
alla classicità. Le tavolette sono inserite in custodie di rame dorato; una di esse
porta inciso sul retro il nome di un precedente collezionista, il
cardinale Pietro Barbo (1417-1471) futuro papa Paolo II, l'altra fu
fatta eseguire dallo stesso cardinal Querini a imitazione della più
antica ed utilizzate come rilegature di un libro di Querini dedicato a
Paolo II.
Fronte
Retro
Il dittico di Boezio - a forma di quaderno, 24x18x2 cm. -
risale al 487 d.C. L'opera venne eseguita da manifatture
romane per celebrare la seconda elezione a praefectus urbi di Manlio
Boezio.
Acquistato dal cardinale Angelo Maria Querini durante il Settecento,
l'opera passa per lascito al Museo dell'Era Cristiana nell'Ottocento
per poi entrare, definitivamente, nel catalogo delle opere del museo di Santa Giulia.
Sull'iscrizione della prima tavola, si identifica il personaggio di
Manlio Boezio. Nell'iscrizione dedicatoria sulla seconda tavola si
legge l'evento da celebrare, che permette di datare l'opera: EX
P(raefecto) P(raetorio) P(raefectus) U(rbi) SEC(undo) CONS(ul)
ORD(inarius) ET PATRIC(ius), cioè "prefetto del pretorio, prefetto
dell'Urbe per la seconda volta, console ordinario e patrizio".