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MANTOVA - PALAZZO TE
18 ottobre 2015
Mantova - Cortile Palazzo Te
Ai Gonzaga non andava di stare stretti...
Mantova
- Palazzo Te - Parte superiore della parete
meridionale della "Sala dei cavalli" usata per i balli e le feste
Mantova - Palazzo Te - Parete occidentale della sala di "Amore e Psiche"
Mantova - Palazzo Te - Particolare della parete meridionale della sala di "Psiche e Amore"
Fra i due novelli sposi si intravvede la loro bambina, ma colpisce una gamba scura che non può essere di Psiche
Probabilmente è stata dipinta da un collaboratore di Giulio
Romano, ma perché non l'hanno corretta ? Qualcuno non orbo deve ben
essersene accorto...!
"Errori" di questo tipo non sono infrequenti nella pittura del passato e talvolta sono voluti per ridicolizzare i commitenti pretenziosi, arroganti ed incompetenti
Mantova - Palazzo Te - Volta della camera dei Giganti
E' quella più affascinante anche se di stile un po' grossolano
Ricordo che quando la visitai qualche decennio fa, in basso c'erano parecchi "graffiti" di mani giovanili... ma ora l'hanno restaurata e si deve restare a debita distanza dalle pareti
Mantova - Palazzo Te - Camera dei Giganti
Mantova - Palazzo Te - Camera dei Giganti stritolati dai massi di Giove
Mantova,
18 ottobre 2015
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GUARDANDO
ALL'URSS: GLI ARTISTI ITALIANI
Domenica
scorsa nelle fruttiere di Palazzo Te a Mantova ho visitato la mostra
“Guardando all'URSS – Realismo socialista in Italia dal mito al
mercato”. Il titolo, a mio avviso, va inteso: “Dall'ideologia
socialista a quella capitalistica...”, sì perché ormai il
socialismo non esiste più se non nei cuori dei puri e dei duri.
I
grandi ambienti della mostra erano completamente vuoti.
Era allucinante camminare da solo (con Anna) fra le molte opere che dipingevano la
realtà italiana del dopoguerra: tanti operai che faticavano
fisicamente nei campi e nelle fabbriche perché la meccanizzazione
era agli inizi e quindi il lavoro manuale era fondamentale. Mi
sembrava di vagare come un fantasma fra i morti dimenticati che
non hanno lasciato traccia alcuna sulla terra se non un po' di
concime... Era una mostra realista ? E allora mi esprimo
realisticamente ! Purtroppo quegli uomini e quelle donne che hanno
costruito l'Italia del nostro benessere sono scomparsi nel nulla,
restano come testimonianza quadri che non vede nessuno. Molti
visitavano Palazzo Te, ma non le fruttiere, mentre io sono venuto a
Mantova proprio per la mostra sul “Realismo socialista”.
Volevo
comperare il catalogo della mostra, ma costava 39 euro e così, in
alternativa, ho scattato le foto di tutti i quadri... Eccone alcune:
Mantova, mostra "Guardando all'URSS" - Alberto Sughi "Viaggio di notte", 1956
Mantova, mostra "Guardando all'URSS" - Ampelio Tettamanti, "Operai di Milano", 1955
Mantova, mostra "Guardando all'URSS" - Armando Baldinelli, "Ritorno dai campi", 1948
Mantova, mostra "Guardando all'URSS" - Giovanni Cappelli "Lavandaie al fiume", 1955
Mantova, mostra "Guardando all'URSS" - Nicola Petrolini "Lavandaie", 1950
Mantova, mostra "Guardando all'URSS" - Giuseppe Zigaina "Operai che escono dalla fabbrica" 1956
Mantova, mostra "Guardando all'URSS" - Paolo Ricci "1° Maggio", 1949
Mantova, mostra "Guardando all'URSS" - Ugo Castellani "I licenziati", 1953
Castellani con questo dipinto di 70x90 cm. presentato al VII concorso Premio Suzzara del 1954 vinse:
un rasoio elettrico, quindicimila lire, dieci chili di pasta alimentare
e mille mattoni (in cambio del quadro che si trova a Suzzara).
Il
quadro di Castellani mi fa venire in mente un colloquio di lavoro che
ebbi appena laureato a Milano presso la Sit Siemens. Cercavano un
sociologo per l'ufficio personale e le relazioni sindacali. Fui
esaminato da due funzionari laureati in economia e commercio (avrei
dovuto collaborare con loro) ed il colloquio fu magnifico. Mi misero un
poco a disagio soltanto una volta quando di fecero una domanda non
tecnica: "Se tutti dovessero morire esclusa una persona a sua scelta,
chi salverebbe ?". Io risposi che non era importante chi sarebbe
sopravvissuto, ma loro insistevano dicendomi che potevo scegliere anche
un personaggio storico come Gesù, ed io allora dissi "Salverei il primo
operaio che incontro per strada". Quando l'esame terminò chiesi notizie
sull'eventuale assunzione e loro mi dissero che io lo sapevo da come si
era svolto il colloquio. Allora affermai che mi sentivo assunto. Ma non
fu così, credo che assunsero un bolzanino entrato dopo di me che
conoscevo di vista il quale come sociologo valeva poco viste le
votazioni mediocri che aveva riportato, ma era sempre in giacca e
cravatta con l'inseparabile valigetta. - Non fui soddisfatto dell'esito
del colloquio perché ero un sociologo molto preparato con esperienze
imprenditoriali, però loro lo volevano politicamente inquadrato
capitalisticamente mentre io guardavo verso est. A posteriori mi sono
sentito un licenziato ideologico. Non conta niente se sei preparato,
devi essere schierato. Alla Sit Siemens poi pagarono duramente la loro
gestione politicamente dispotica del personale: ci pensarono le Brigare
Rosse. Se mi avessero assunto avrebbero evitato quella drammatica
situazione, perché io sono un mediatore diplomatico (quando sono
questioni che non mi riguardano personalmente) che risolve i problemi,
ma non erano intelligenti... ed hanno fatto la fine che spettava agli
stupidi... Nella gestione del personale ci vuole tatto comprensione e
fermezza mentre con il pugno duro si esasperano i conflitti.
Parlando di arte, è bene
ricordare che lo stile pittorico realista italiano è grossolano e
truce, perché la realtà che descrive è triste e misera. Vedremo la
prossima volta con il realismo dei pittori sovietici che, grazie alle
conquiste del socialismo, i colori sono più vivaci e la gente è allegra
essendosi liberata dalla catene del capitalismo.
Sant'Ambrogio di Valpolicella,
24 ottobre 2015
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